Lungo il grattacielo Pirelli

All’inizio avevo pensato di parlare di tre film, tre registi, tre anni, e quasi tre continenti.

La Notte (1961)
秋刀魚の味 Sama no aji, alias Il gusto del sakè (1962)
মহানগর Mahanagar, alias La grande città (1963)

Tre continenti del cinema, o quasi, che il poco tempo che posso dedicare a questi post mi impedisce di affrontare, per non dire di esplorare davvero. Li lascio qui, con qualche appunto già segnato, appunti che da vent’anni mi riportano a questi tre registi:

Antonioni
Ozu
Satyajit Ray

Mi rendo conto che i termini con cui ho imparato a parlare di questi film, da quando ho scoperto i loro autori – durante retrospettive intense e dolci incontri amorosi* – avrebbero potuto essere quelli del tempo. In fondo, sono film di un’epoca; sono giunti a me in bianco e nero, nel pieno del technicolor della mia giovinezza. Avevano dalla loro l’autorità del tempo, e li andavamo a vedere nei loro templi: ai 3 Luxembourg per Ozu, ai 5 Caumartin per Satyajit Ray, al Grand Action per Antonioni.

Ciò che mi tratteneva era il fatto che questi registi piazzavano la macchina da presa in un tempo, ma quello che ne ricavavo erano linee, linee rette. E questo, questo non mi somigliava affatto. Uscivo dal cinema estasiato – va bene – ma con l’impressione che ciò che mi era piaciuto avesse a che fare con la geometria. Oggi so che bisognava dirlo diversamente. Ero caduto sotto l’incantesimo dell’interesse di Antonioni per l’astrazione dello spazio. È così che bisognerebbe parlare di Antonioni, ed è ciò che questo critico fa molto bene [qui]. Trovo che sia molto ben fatto perché mi ha dato due chiavi, che non avevo avuto voglia di cercare prima: questa questione dell’astrazione dello spazio, e il nome dell’edificio sulla facciata vetrata lungo la quale scivola la macchina da presa di Antonioni nei primi minuti de La Notte – e dunque la conferma che quella carrellata iniziale fosse notevole: «la carrellata iniziale de La Notte che scivola lungo il grattacielo Pirelli».

È stata probabilmente una delle mie prime esperienze dello spazio, e si è svolta lungo il grattacielo della Pirelli. Un edificio di cui non avevo nemmeno il buon gusto di sapere, fino ad oggi, che fosse un punto di riferimento milanese, che non aveva catturato la mia attenzione in nessuno dei miei arrivi a Milano Centrale. Su di esso non si era mai posato, neppure di riflesso, lo sguardo del mio corpo in jet lag, mentre correvo sul tapis roulant della palestra sul tetto dell’Hotel Principe di Savoia. Eppure sono state proprio le sue linee a collegarsi, ancora oggi, nella mia mente iconolatra, al filo sospeso della scena d’apertura di Mahanagar.

Nota per me stesso e per chiunque voglia sapere:
travelling = carrellata (in movimento)
tracking shot = carrellata in avanti / inseguimento della camera

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