Il luogo interiore

«Dadme cuatro bastidores, cuatro tableros, dos actores y una pasión» – Lope de Vega
Datemi quattro cavalletti, quattro assi, due attori e una passione.

Probabilmente è perché Molière non chiedeva di più, come si legge sul sito della Comédie-Française, che Alain Cuny attribuisce questa citazione di Lope de Vega in un video che continua ad alimentare le mie riflessioni. L’attore parla di un dialogo immaginario di Reverdy, in cui Picasso, dopo la tomba, scambia alcune parole con un compagno di viaggio.
«– Quali sono i tuoi paesaggi?», al che Picasso risponde:
«– Il deserto. Il deserto caldo, bruciante, arido, secco»,
sorprendendo il suo interlocutore, che conclude:
«Il deserto è ovunque io vada.»

Per Alain Cuny, «il luogo è dove si sa portarlo», è «il luogo che si ha dentro di sé». Già questo sarebbe sufficiente per meditare a lungo. Ma vorremmo tanto trovare questo dialogo immaginario di Reverdy.
Google è il tuo amico, come si dice in indonesiano (Google adalah teman anda), ma per ora non ci aiuta: offre solo una citazione pertinente, certo, ma non il dialogo stesso.

«Appena arrivo da qualche parte, è subito caldo come in Spagna. Quanto al deserto, non l’ho mai lasciato, neanche per un secondo della mia vita.»
– Picasso

Questo luogo non è qui, τό θέατρον, ma è quello “dentro di sé”, quello che l’attore possiede nel momento in cui recita.
È forse anche lo stesso luogo di cui parla J.M.G. Le Clézio, quando si riferisce a chi scrive. In ogni caso, fa pensare.

«Imparare, sentire, non significa cercare di appropriarsi del mondo; è solo voler vibrare, essere in ogni istante il luogo di passaggio di tutto ciò che viene da fuori [...] Essere vuoti, non come si è assenti – l’abisso, il vertigine prima della caduta – ma stendendo il proprio corpo e la propria anima per coprire lo spazio.»
L’Inconnu sur la terre, Le Clézio

A volte, questo luogo evoca intensamente la sensazione di un’altra tavola: quella del surf. Quando prende l’onda, quando finalmente – nonostante la velocità, il rischio di cadere, di perdere l’equilibrio – ci si sente in un luogo dove le leggi della fisica garantiscono una certa stabilità.
Come quando, dopo tante bracciate, il teatro emerge.

Note:
Poétique du texte offert, Jean-Michel Maulpoix

Datemi quattro cavalletti, quattro assi, due attori e una passione
| Gib mir vier Böden, vier Bretter, zwei Schauspieler und eine Leidenschaft
| Doneu-me quatre cavallets, quatre fustes, dos actors i una passió
| Dê-me quatro bancos, quatro tábuas, dois atores e uma paixão
| Trei scânduri, doi actori, o pasiune

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