Morire in scena di Christodoulos Panayiotou

Stasera Jérôme Bel ha invitato il suo pubblico all’apertura pubblica del suo laboratorio al Centre National de la Danse, dove è in residenza per la stagione. Con un fascino disinvolto e un cappello fucsia fluo, il coreografo si diverte a presentare il “trucco” (le truc) del suo ospite, il cipriota Christodoulos Panayiotou. Speravo in un evento queer? Non ricordo, ma i dettagli dell’annuncio bastavano a convincermi: “per una lecture-performance intitolata Morire in scena, una meditazione sulla rappresentazione teatrale della morte.”

Per farla breve, è stata una serata estremamente interessante.
Christodoulos Panayiotou condivide con un pubblico allargato qualcosa che somiglia a una serata tra amici, dove YouTube, tramite Chrome, ricrea la magia di un raduno. Lo dico senza malizia. La conferenza non rifugge dal significato inglese del termine: è una lecture ben condotta, e la scelta di brani cinematografici e musicali colpisce nel segno.
È lì che nasce la magia.
Perché la riflessione di Panayiotou, le sue osservazioni, i suoi interessi, si intrecciano in modo sorprendente con le nostre conversazioni.

"Oh, Jerry, don’t let’s ask for the moon. We have the stars."

Accennerò brevemente alla gioia di vedere Isabelle Guérin danzare la morte di Nikiya nella Bayadère di Rudolf Nureyev (1992), o Laurent Hilaire che rievoca Nureyev nei suoi ultimi passi in scena. In questo, il creatore del pezzo realizza qualcosa di importante. L’emozione è lì.
Laurent Hilaire abbozza il sollevamento di spalle di un Nureyev fragile e affaticato, che ritrova la postura della stella del balletto attraverso il contatto col palcoscenico. Ed è esattamente quel sollevamento di spalle di cui parlavo qualche giorno fa con amici.

Accennerò anche a quella registrazione di Sarah Bernhardt in Amleto. Ancora una volta, nella sua scelta e nell’angolazione con cui affronta e sostiene il suo discorso, si coglie il desiderio di Jérôme Bel di trasmettere, a sua volta.

Un altro momento notevole è stata l’apparizione di Big Bird al funerale di Jim Henson. Solo ieri parlavamo proprio dell’incontro tra tragedia e commedia, e dicevamo come i funerali – e quindi il palcoscenico – lo permettano, o addirittura lo richiedano.

I am green and it'll do fine, it’s beautiful!
And I think it’s what I want to be.

Big Bird, It’s not easy being green

Infine, c’è Jean Capeille.
Christodoulos Panayiotou ha voluto contribuire a La Bayadère e proporre un finale alternativo.
Jean Capeille lo interpreta senza musica, davanti a un pubblico decisamente silenzioso. Ci sarebbe tanto da dire.
Il danzatore lancia uno sguardo di un quarto di secondo verso la tomba di Nureyev, come a rendergli omaggio. Per il resto della performance, ha lo sguardo che Le Clézio attribuiva allo scrittore.
Tranne quando appare la principessa malvagia e Solor.
L’aria entra e solleva il suo torace.
È questo che mi ha sempre attratto del teatro.
Ne riparleremo. In breve, un momento raro e, alla fine, molto su cui riflettere.

Link utili:
Christodoulos Panayiotou
Jérôme Bel
Lafayette Anticipation
Centre national de la danse

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